lunedì 29 agosto 2016

Quando la Modern Classical Theory incontra la Modern Monetary Theory

 Gli amici del CESPI hanno tradotto e riassunto alcune parti di un mio paper pubblicato sul Journal of Post Keynesian Economics. Su questi aspetti siamo tutti MMT, o meglio, siamo tutti keynesiani o kaleckiani. Su altri aspetti, com'è noto, c'è controversia e ci torneremo presto perché il tema è politicamente rilevante (vale a dire, basta riappropriarsi della banca centrale, e oplà le jeux sont fait, oppure si deve discutere del vincolo estero). Ma intanto godiamoci ciò che condividiamo. Qui sotto abstract e introduzione, qui il link.

Lo stato spende prima, poi incassa. Logica, fatti, finzioni
di  Sergio Cesaratto (Dipartimento di Economia Politica e Statistica - Università di Siena)

Traduzione a cura di: Jacopo Foggi - Ludovica Quaglieri.
Revisione: Aldo Scorrano, Fabio Di Lenola, Jacopo D'Alessio.

Questo articolo è un sommario di: Sergio Cesaratto (2016) "The state spends first: Logic, facts, fictions, open questions."
(Journal of Post Keynesian Economics, 39:1, 44-71, DOI: 10.1080/01603477.2016.1147333)
Sergio Cesaratto è professore ordinario di Economia


Abstract
La logica keynesiana (o kaleckiana) conduce gli economisti post-keynesiani a supporre che una variazione delle entrate dello Stato attraverso le imposte e le vendite di buoni del Tesoro sia il risultato di una variazione nella sua spesa e non viceversa. Negli ultimi due decenni, gli esponenti della teoria monetaria moderna (MMT) sono stati in prima linea nell’affermare la logica keynesiana (o kaleckiana) di questa proposizione e a riempire in generale un vuoto teorico del pensiero post-keynesiano. Il fatto che la MMT imposti la relazione fra Tesoro e Banca Centrale (BC) con la seconda che genera automaticamente potere d'acquisto (moneta) a favore delle decisioni di spesa del primo ha tuttavia suscitato obiezioni. I critici, infatti, hanno sottolineato che la maggior parte degli accordi istituzionali vietano alle BC di finanziare direttamente il Tesoro. Dopo Lavoie (2013), il dibattito è andato avanti e ha trovato un piano di convergenza.

Introduzione*
La logica keynesiana (o kaleckiana) conduce gli economisti post-keynesiani a presumere che una variazione delle entrate dello Stato provenienti dalla tassazione o dalla vendita di buoni del Tesoro siano il risultato di una variazione della spesa pubblica, e non il contrario – date le altre componenti autonome che costituiscono la domanda aggregata (AD) e dati i parametri che regolano il moltiplicatore del reddito (oppure, in un’analisi di lungo periodo, del super-moltiplicatore)1. La logica di questa proposizione è la medesima applicata dagli economisti post-keynesiani alla teoria degli investimenti: la creazione di moneta endogena finanzia l'investimento (finanziamento iniziale), mentre il risparmio compare solo alla conclusione del processo del (super)moltiplicatore del reddito e costituisce un fondo per il cosiddetto finanziamento finale (o “funding”) (Cesaratto 2016).
Mentre la sequenza keynesiana moneta endogena --> investimento --> risparmio è generalmente accettata, almeno nei suoi termini generali, la proposizione che "lo Stato spende prima" invece non lo è. Come è noto, negli ultimi due decenni gli esponenti della Teoria della Moneta Moderna (MMT) sono stati in prima linea nel sostenere la logica keynesiana (o kaleckiana) di questa proposizione, riempiendo un vuoto teorico del pensiero post-keynesiano stesso. Considerando l’importanza della proposizione, si tratta di una lacuna davvero sorprendente.
La preposizione è stata forse data per scontata, ma non dovrebbe esserlo. Il modo in cui gli studiosi della MMT l’hanno sostenuta la proposta è stato d’altra parte controverso, e non ha forse facilitato una sua possibile penetrazione nell'ambito della teoria post-keynesiana. In breve, la questione è che la MMT consolida e unifica Ministero del Tesoro e Banca centrale (BC), in modo tale che quest'ultima crea automaticamente potere d’acquisto (crea moneta) a favore delle decisioni di spesa del primo. I critici, tuttavia, hanno sottolineato che nella maggior parte degli assetti istituzionali alle banche centrali è proibito finanziare direttamente il Tesoro, così che il presunto consolidamento, sostenuto dalla MMT, rimarrebbe solo fittizio, o ipotetico (vedi ad esempio Gnos e Rochon 2002). Dopo le recenti critiche "costruttive" di Marc Lavoie (2013; vedi anche 2005), gli studiosi della MMT, di fronte a tali obiezioni, hanno cercato di riarticolare meglio le loro spiegazioni, cercando di adattare la logica della loro teoria alle concrete contingenze istituzionali. Sembra che tale tentativo di chiarimento sia andato nella stessa direzione di quello proposto da Lavoie.
La posizione dei sostenitori della MMT, tuttavia, è che gli attuali accordi istituzionali possano facilmente trarre in inganno, dal momento che sono ostacoli (politici) deliberati, e perciò fittizi. Per questa ragione, difendono il consolidamento sopra citato in quanto esso ci consente di andare oltre la finzione istituzionale e di muoverci in modo più coerente con la logica keynesiana (e kaleckiana). Da un lato è quindi necessario filtrare le apparenze degli attuali assetti istituzionali attraverso le lenti logiche della teoria post-keynesiana, e decostruire le finzioni formali al fine di dimostrare che il consolidamento rivela la cosa reale al di là del labirinto. Dall’altro dovremmo però essere in grado di dimostrare come la logica keynesiana, secondo cui lo Stato spende prima, prevale anche in assenza di consolidamento tra Tesoro e Banca centrale.

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